ANATOMIA DI UN’ANIMA – Simona Bartolena –

Un tavolo apparecchiato. I piatti, i bicchieri, le posate, persino le bottiglie… già ordinatamente preparati sulla tavola, ad aspettare un ospite; ma l’incontro non sarà galante né gioioso; l’atmosfera non sarà conviviale né tanto meno di intrigante complicità. Sarà un pranzo da cui, a poterlo fare, si sfuggirebbe volentieri, in un ambiente claustrofobico e costrittivo. Quella tavola apparecchiata, inguainata in una stretta veste di pelle, racconta un universo pieno di solitudine, dove le relazioni umane sono ridotte a un mero fatto meccanico, nello spazio chiuso e sterile di un ambiente famigliare spersonalizzante e cupo, che pare uscito da un romanzo di Ibsen o dal diario segreto di una giovane borghese ribelle dell’epoca vittoriana. In quel tavolo espressivamente tanto potente quanto audace (amaramente ironico fin dal titolo: Coperto per due) c’è già tutta la poetica di Giovanna Torresin: tutta l’irriverente, spiazzante, disarmante ed efficacissima grammatica di un’artista che sa raccontare magistralmente il proprio vissuto personale mettendolo al servizio di una visione universale, offrendo spunti di riflessione su tematiche sempre attuali, tanto complesse quanto scottanti e dolorose.

Il passaggio che conduce da opere quali Coperto per due, realizzato nel 1994, o quali l’eloquente tavolo San Valentino, del 1995, ai lavori più recenti è, a pensarci, lineare e coerente, un percorso quasi inevitabile, che ha condotto l’artista in un’indagine sempre più approfondita e rischiosa delle dinamiche di relazione della coppia, delle logiche dei rapporti interpersonali, del ruolo sociale dell’individuo e della sua capacità (o incapacità) di adattamento: quasi un esperimento in vitro, uno studio scientifico – a dispetto della lacerante emotività del linguaggio con cui è condotto – sulla dimensione quotidiana della nostra esistenza e sul ruolo che in singolo può (o deve?) saper trovare nell’ambiente che lo circonda. E quale simbolo è in questo senso più efficace del tavolo? Il luogo della convivialità, della relazione sociale, della famiglia, per la Torresin diventa una presenza ossessiva: un oggetto (con tutto il suo portato) che incombe sulla figura dell’artista ingabbiandola, imprigionandola, deformandola fino all’ibridazione, fino alla trasformazione fisica.

Un messaggio chiaro, disperatamente lucido, espresso in toni visionari, a tratti allucinati, che si esprime in un lungo viaggio nelle pieghe più profonde dell’animo e del corpo umano, fino a toccarne la carne viva, come nel caso dei cuori, serviti su deliziosi vassoietti di carta, quasi fossero dolcetti, ma trafitti da chiodi o costretti in armature dagli accenti barocchi o in fermacapelli feroci come la dentatura di uno squalo. Senza dubbio, questa serie dei cuori altro non è che una nuova e sottile variazione sul tema, un ulteriore passo in quella dolorosa e schietta riflessione sul genere umano che la Torresin conduce fin dagli esordi. Sono opere tanto forti da lasciarci smarriti, perduti in un labirinto di emozioni profondamente contraddittorie: da una parte la tentazione di distogliere lo sguardo da un’immagine tanto cruda e tangibile, dall’altra il desiderio di lasciarsi sedurre dal fascino inquieto di un oggetto che da cruento sa farsi irragionevolmente elegante e attraente, un brano anatomico immobile e decontestualizzato, eppure pulsante e vitale, dalla straordinaria forza comunicativa.

Simona Bartolena

Galleria Apeiron – Macherio (MB)

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ANATOMY OF A SOUL

A table set for a misterious guest. The plates, glasses, cutlery and bottles are neatly displayed on it. However, the atmosphere is not relaxed or joyful. There is a claustrophobic sensation that incites to find solace elsewhere.. The frills used to make the table attractive and the apparent normality of such an ordinary situation reveal a universe of loneliness where the relationships between the people involved are purely mechanical. It resembles a dead-end road whose inhabitants have no possibilities of escaping, as if they were bourgeois characters depicted by Ibsen in his novels, trapped in their middle class existences like mice in a cage. This will not be a polite nor a romantic encounter

The artist’s poetics find its expression in the use of a table to represent this kind of entrapment and it gives the title to her art work: “Coperto per due” ( A table for two). Giovanna Torresin explores the mundanity of existence using the magnifying glass of the artist that, like a scientist, analyses the human beings’ behaviour and its contradictions. The road from “Coperto per due” (1994) and “San Valentino” (1995) to more recent artworks is a coherent and linear development of the artist’s inquiry into the dynamics of human relationships, the role of each individual within society and his or her ability (or inability) to adapt to their environment.

The table symbolises the dimension of coexistence, family relationships and interconnectedness amongst individuals. The body of the artist is imprisoned in it and disfigured, creating a crossbreeding between the object and the artist that represents the entrapment created by modern society in our everyday life. A similar poetics is utilised through the images of pierced and armored hearts displayed on small paper trays as if they were pieces of cake or assorted pastries sold in a bakery.

There is such a powerful stream of contradictory emotions coming out of Giovanna Torresin’s artwork that the viewer feels repelled at the same time as attracted by it. We feel the urge of diverting our gaze from these strong images, yet we are seduced by them and cannot stop contemplating them. The artist has managed to turn some inanimate objects into living creatures, endowed with an extraordinary, but also contradictory, communicative strenght.

Simona Bartolena

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