FLASH ART – Sabrina Zannier

Una fissazione, un’ossessione appuntata su un oggetto, il tavolo, indagato nella sua identità quotidiana e nella sua valenza simbolica, filo conduttoredi una sottile metamorfosi in divenire. Si tratta di tavoli progettati e costruiti ex novo, attingenti a una visione antropomorfa e al fondamento diun luogo, fisico e mentale. Il tavolo come luogo di convivio, di incontro e, perchè no, di scontro, ma anche di riflessione, scultura, progettazione e, non da ultimo, il tavolo al quale cibarsi, magari seguendo rituali che sublimano la necessità fisiologica conducendola nuovamente sul fronte delrapporto interpersonale. Tavoli diversi, quelli di Torresin: cupi emisteriosi, quasi si trattasse di altari per messe nere o per incontrisadomaso, tavoli che conducono l’osservatore in profondi pozzi-mammelle oscurati dal mistero di un allattamento per adulti, tavoli dalle estremitàmetamorfizzate in zampe di giraffa, in scarpe sanguinolente o in artigli puntuti alternati a una gamba-manichino. Negli ultimi lavori il tavolosubisce una sorta di spoliazione: in luogo di oggetti addizionati assistiamoallo sprofondamento di segni e materiali (conchiglie, cera, uova di plastica e disegni di simbologie sessuali) all’interno del suo corpo portante. Sono tavoli cerebrali che attivano in piccoli dettagli il ricordo del precedentetrasporto emozionale: nel sesso di un uovo aperto o nel sottile strato di epidermide bianca conservata come una reliquia all’interno del piano deltavolo ormai destrutturato, privato di due sostegni, appoggiato a terra comefosse un contenitore autoportante.

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A frustation, an obsession for an object: the table. Its daily identity and its symbolic value are constantly analyzed. It’s the laeimotif of a thin unfolding metamorphosis. It’s about tables designed and built ex-novo. They get inspiration from an antropomorphous vision and a foundation of a mental and physical place. A table is seen as a place to banquet, a place to meet up or to discuss, but also a place to think, to design or just to a sculpture. Besides, it can be considered a place to eat , following some rituals, where the physiological necessity is enhanced and interpersonal relationships are recreated. “Torressin’s tables” are extremely peculiar. They are gloomy and misterious. They look like altars for Black Masses o for sadomadochistis encounters. They lead you into deep teat-wells, reminding the mystery of adult-breastfeeding. Tables with edges, which have been turned into giraffes’feet, into bloody shoes sharp claws and a leg of mannequinn. In the last works, the table changes its shape. You can find different materials and symbols like shells, wax, plastic eggs and drawings, representing sexual symbols. They are “brain tables”, that spark some memories about emotional zeal. You will notice small details inside the table top, resembling an open egg or a tiny layer of white skin, preserved as a relic. At this point, the table has been unstructured and deprived of two supports. It is placed on the ground like a self-supporting container.

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