Il corpo per Giovanna Torresin, il suo corpo, è una grande mappa geografica del desiderio. L’artista ha deciso non solo di mostrarsi per quello che è, nella sua totale nudità o nell’interazione con oggetti e manipolazioni visive, ma di renderlo un territorio abitato dalla sessualità. Non una costruzione in cui convergono storia e cultura su di un tavolo anatomico come in Orlan, ma una tela su cui dipingere quello che già c’è e vi è nascosto. In quanto artista performativa sa anche non solo costruire le modalità prossemiche, ma riesce a edificare delle vere e proprie storie. Questa esigenza narrativa fa parte della sua storia di artista che ha saputo raccontare la propria vicenda personale attraverso l’essere una donna in una società che nei rapporti tra i sessi cambia troppo lentamente. I limiti posti alla sua vita, le costrizioni domestiche, le gabbie dei ruoli, per lei sono state un motivo per scrivere visivamente la propria alternativa. E il corpo è sempre una provocazione. Un corpo nudo che si mostra è la chiave per una donna di ribaltare lo sguardo. Infatti è la Torresin che guarda l’osservatore non il contrario. Il corpo diventa uno specchio che riflette e assorbe lo spettatore.

Valerio Dehò

Giovanna ritratto